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24.03.2023

Vincoli alla mobilità, che intende fare il Governo?

di Fabio Barina

da Gilda Venezia

La questione dei vincoli alla mobilità da caso europeo è (ri)diventato problema interno al nostro Paese e rischia di creare non pochi problemi alla maggioranza.

In realtà il nodo del reclutamento si è aggrovigliato da decenni: tra concorsi ordinari, riservati e straordinari, GaE, SSIS, TFA e PAS, assunzioni in ruolo su scala nazionale (a partire della “geniale” L. 107/2015), vincoli di 5 e 3 anni.

 

Il vero problema sta comunque nella straordinaria mole di docenti precari (siamo arrivati a 225 mila posti con contratti a tempo determinato, sette anni fa erano 100 mila, fonte Tuttoscuola) che con la scusa della necessità del contenimento della spesa sono sempre stati immessi in ruolo con il contagocce: basti pensare agli insegnanti di sostegno che oggi occupano in ruolo appena il 59% dei posti disponibili.

La foglia di fico dietro la quale si sono riparati i governi di questi ultimi decenni, tanto di centro-destra che di centro-sinistra, è stata quella del principio della continuità didattica da garantire agli studenti: su questo principio si sono consolidate le classi pollaio (che nonostante qualche “spiritosa” dichiarazione continuano ad esistere), la girandola delle supplenze e delle nomine in ruolo (che quest’anno sono avvenute nei mesi di novembre e dicembre ed hanno stravolto interi consigli di classe, alla faccia della continuità dell’insegnamento), l’assegnazione degli insegnanti di sostegno agli studenti con disabilità (arrivando a 4 ore e mezzo di orario di sostegno alla settimana).

C’è stato anche l’avvallo di qualche sindacato con la sottoscrizione di un contratto che ha tentato di legittimare tutto ciò ponendo dei vincoli sui trasferimenti dei docenti.

Orbene, al di là delle “buone” intenzioni di qualche esponente di Governo e della sua maggioranza, è arrivato ora il momento di decidere.

E’ necessario eliminare i vincoli sulla mobilità.

Fatti e non più parole.

Gilda tv