Mura (FdI) al ministero dell’Istruzione: «Si mandino ispettori. Condizionano anche Gramsci o D'Annunzio». Cappellacci: «Chi ha deciso, per coerenza, rinunci alle vacanze alla Pasqua»
Arriva in Parlamento il caso della maestra di San Vero Milis sospesa per aver fatto recitare un’Ave Maria e poi realizzare un rosario ai suoi piccoli alunni (QUI LA NOTIZIA).
A occuparsene, con una interrogazione urgente al ministro della Pubblica istruzione, è il deputato di Fratelli d'Italia Francesco Mura: «Considero assurda e aberrante la decisione, assunta dal dirigente e dall'Ufficio scolastico regionale, di infliggere una punizione ad una maestra per il sol fatto di aver recitato una preghiera in classe con i propri alunni», dichiara il parlamentare.
Quale devastante messaggio, si chiede, «quale imperdonabile disvalore, o peggio, quale insanabile trauma può subire un bambino dal recitare una preghiera, quale che sia la religione di riferimento? Il messaggio, che vien fuori da tale insensata azione di censura, oltre che essere profondamente sbagliato nei presupposti, è molto pericoloso per le conseguenze che ne potrebbero derivare».
Per Mura «se il timore è quello che la parola di Dio possa condizionare negativamente la crescita e lo sviluppo dei nostri bambini, ciò potrebbe valere anche per lo studio del pensiero di personaggi come Gramsci o D'Annunzio o di chiunque altro abbia contribuito alla crescita intellettuale della civiltà occidentale e quindi della nostra Nazione. L'Italia è un Paese laico la cui storia democratica non può prescindere dalle sue radici cattoliche».
Polemico anche il deputato di Forza Italia, Ugo Cappellacci: «La sospensione della maestra per una preghiera è un caso grave di integralismo laico», dichiara, anche lui annunciando un’interrogazione. «Si moltiplicano gli episodi», osserva Cappellacci, «che danno la sensazione di una scuola vista quasi come una succursale delle sezioni di partito, luogo dominato dall’ideologia. Per coerenza», ha concluso Cappellacci, «invitiamo gli autori di questo singolare provvedimento a rinunciare alle vacanze di Pasqua».
(Unioneonline)