Come noto, la scuola italiana soffre da anni di una grave carenza di docenti specializzati sul sostegno agli alunni disabili.
Finalmente sono stati istituiti i TFA presso i singoli atenei, per arrivare a consentire ad un gran numero di docenti, molti dei quali in servizio già da anni, di ottenere l'agognata specializzazione.
Le norme di legge hanno anche previsto una riserva del 35% per coloro che hanno già prestato 3 anni di servizio sul sostegno.
Il problema è che, alla luce dei dati acquisiti dalla Gilda, emerge con drammaticità tutto il mancato coordinamento tra Ministero dell'Istruzione e del Merito, Ministero dell'Università e della Ricerca e l'autonomia dei singoli atenei.
La distribuzione dei posti messi a disposizione per gli specializzandi è assolutamente squilibrata.
Ad esempio il Molise, con 28 posti di sostegno in organico di diritto, ha messo a disposizione 500 posti TFA, gli stessi messi a disposizione dal Piemonte, che ha 2500 posti in organico di diritto.
Questi evidenti squilibri sono una delle cause che non consentono di esaurire, all'inizio di ogni anno scolastico, le assunzioni a tempo indeterminato sui posti autorizzati.
È evidente che l'offerta degli atenei è dovuta a considerazioni di carattere economico, che costringono spesso i precari a sborsare inutilmente migliaia di euro senza una reale possibilità di assunzione.
Va aggiunto che, alla luce del numero dei posti messi a disposizione, la riserva del 35% prevista dalla legge si rivela una beffa a fronte di disponibilità che non arrivano al 15%.
In aggiunta, un'errata interpretazione della norma sta facendo sì che gli aventi diritto alla riserva, che avrebbero dovuto accedere direttamente al percorso TFA, vengano comunque costretti a sostenere entrambe le prove preselettive.
Roma, 22 giugno 2023