La scuola ha bisogno di finanziamenti e di investimenti.
Non certo di tagli ha bisogno la scuola, in particolare quella sarda. Né di razionalizzazione nell’accezione più negativa che il termine si è guadagnato nei decenni di tagli e di soppressioni subiti, quando lo slogan che andava per la maggiore era: sopprimere è bello, razionalizzare fa qualità della scuola.
La realtà isolana non è fatta solo di numeri ma di tutta una serie di altri fattori di cui lo stato dovrebbe tener conto quali la densità demografica tra le più basse d’Italia, i trasporti inesistenti, le strade quasi impraticabili ecc ecc.
Positivo è certamente il fatto che nelle quattro province sarde c’è stata unanimità da parte dei sindaci e delle conferenze provinciali nel rifiutare il piano di razionalizzazione che la regione ha predisposto. Cioè arriva da tutta l’isola la voce negativa dei cittadini sardi.
Grande meraviglia e rammarico desta il fatto che la regione sia acquiescente e connivente con le decisioni del governo centrale che ha predisposto e approvato simili norme. Non si capisce come mai la regione sarda non abbia fatto come altre regioni d’Italia, cioè non abbia impugnato nelle sedi giurisdizionali competenti la norma iniqua che oggi viene calata sulla Sardegna e sui sardi.
Anche per far valere le specificità e la specialità dell’autonomia della nostra regione.
Forse (a pensar male si fa peccato ma quasi sempre ci si azzecca come diceva quello), la regione lo ha fatto per fare un favore al governo nazionale ma così facendo ha fatto un gravissimo torto e un gravissimo danno alla Sardegna e ai sardi.
La Campania sappiamo tutti, ha ricorso al tar e anche se la sospensiva è stata sospesa da Consiglio di stato (perchè un Tar non può disapplicare una norma nazionale) il quale esaminerà prossimamente il merito della questione, gli atti sono stati anche rimessi alla corte costituzionale per non manifesta ipotesi di incostituzionalità della norma impugnata.
La speranza di tutti è che la consulta si pronunzi in tempi brevi e blocchi questa norma iniqua.
La nostra provincia, Oristano, piccola, dovrebbe perdere bel 4 Direzioni cioè più di un sesto del totale. Che non significa solo perdere 4 dirigenti scolastici, ma anche 4 dsga, e 4 segreterie con tutto il personale che la compone.
Ma non è tutto. A cascata i danni arrivano sugli insegnanti costretti a più lunghi percorsi (tempo e denaro) per raggiungere la sede di direzione, i collegi docenti che diventerebbero pletorici dove la componente di democrazia degli stessi, già oggi messa a dura prova, troppo spesso chiamati semplicemente a ratificare le decisioni del dirigente, lo diventerebbero certamente ancora di più, con buona pace della didattica per la quale il collegio dovrebbe avere potere decisorio e deliberante. Cosa che diventerebbe meramente formale.
Ma il danno grave è anche per gli alunni e i genitori che alla fin fine pagano le conseguenze di tutto questo comprese le difficoltà a raggiungere la sede della direzione da parte dei genitori stessi in caso di necessità.
Per questo dobbiamo continuare ad opporci con tutte le nostre forze e con tutti i mezzi che abbiamo a questo cosiddetto dimensionamento.
(pinciu)