Il 6 dicembre, a quasi un mese di distanza dalla grande manifestazione regionale unitaria contro il dimensionamento scolastico e dopo mesi di inerzia e inazione politica, la presidenza del Consiglio regionale, con un gruppo di consiglieri di maggioranza e opposizione, ha incontrato i rappresentanti sindacali della scuola sarda.
Dopo anni di comunicazione pressoché inesistente tra classe politica e mondo della scuola, quest'ultimo viene quindi chiamato al capezzale del moribondo per discutere di dimensionamento scolastico, "a babbu mortu".
In questa triste storia prenatalizia, le vicende sembrano fermarsi, purtroppo, allo Spirito della scuola futura e al compimento di una parabola che vede la Sardegna, soprattutto le sue zone interne, condannate a un impoverimento irreversibile dell'istruzione, senza alcun ravvedimento da parte dello Scrooge rinchiuso nel suo Palazzo di Via Roma.
L'antefatto della riunione è che il noto taglio di 42 autonomie scolastiche, imposto da Roma e che completerebbe un'operazione di dimezzamento realizzata in dieci anni, è talmente temuto dai territori, chiamati nelle scorse settimane ad esprimere proposte "dal basso", che nessuno di questi ne ha, in realtà, avanzato alcuna, confidando in un intervento di salvaguardia da parte della Regione.
Unica eccezione, abbastanza paradossale, la provincia commissariata di Nuoro, simbolo delle zone interne, che sacrifica, tra l'altro, sull'altare dell'ineluttabile, due tra le scuole più antiche dell'Isola (il Liceo Asproni e il Satta).
Lungi dal fornire alcuna reale àncora di salvezza, la Regione espone agli auditi una Leggina di Natale, bipartisan, con cui vorrebbe cauterizzare la ferita, sperando che sia dimenticata in fretta prima delle elezioni.
Questa leggina, in sintesi, prevede un finanziamento una tantum, per un anno scolastico, di circa 5 milioni di euro, da spendere, con una modalità per certi versi simile al vecchio progetto Tutti a Iscol@ per:
- assegnare un docente in più a ciascuna delle 42 autonomie coinvolte negli accorpamenti, con lo scopo specifico e dichiarato di distaccare un vicario
- assegnare a questi 42 vicari "regionali" anche un salario accessorio quantificato in 600 ore (forse per dare un segnale che con mamma Regione il middle management starebbe meglio che con quella matrigna dello Stato centrale?)
- assumere anche 42 assistenti amministrativi (uno per scuola)
- assumere, infine, 126 collaboratori scolastici (3 per ognuna delle 42 scuole).
Si tratterebbe di un provvedimento in stile Ryan Air. Last minute e low cost.
Se anche, infatti, può essere accettabile che la Regione venga in soccorso all'organico del personale scolastico che entrerà in sofferenza, sembra indignitoso che lo faccia con così pochi soldi e con questo metodo miope, per cui un terzo del poco denaro stanziato servirebbe per vicepresidi che neppure i rappresentanti dei dirigenti scolastici, pure loro presenti all'incontro, riterrebbero utili.
Rispetto agli esuberi prevedibili per amministrativi e collaboratori scolastici, poi, gli interventi sono del tutto inadeguati.
Di docenti (per cui pure ci saranno esuberi, anche se si finge di no) neppure si discute.
Indefinite, infine, le modalità di reclutamento di questo personale aggiuntivo, che lascerebbe comunque irrisolto il problema dei perdenti posto, che sarebbero, caso mai, i soggetti da tutelare prioritariamente.
A questo scenario deprimente del dimensionamento scolastico si aggiunga quello dello spread sempre più grande tra le opportunità di specializzazioni e abilitazioni universitarie dei residenti in Sardegna rispetto a quelle, ben maggiori, degli altri cittadini italiani.
All'orizzonte ci sono alcune migliaia di assunzioni con i concorsi previsti dal PNRR. Per queste cattedre si ripeterà quanto recentemente accaduto per 170 assunzioni sul sostegno, realizzate "importando" personale da fuori Regione perché in Sardegna è praticamente impossibile specializzarsi e abilitarsi. Nella nostra isola, infatti, non sarà possibile abilitarsi neppure per la metà dei posti su cui è necessario assumere e moltissime classi di concorso sono del tutto tagliate fuori dall'offerta formativa.
La Gilda, approfittando dell'unica occasione di discussione con la classe politica avuta in un'intera legislatura, ha sollecitato la Regione ad aprire un tavolo immediato con le Università di Cagliari e Sassari, affinché l'offerta formativa sia proporzionata al fabbisogno di insegnanti, cosicché i nostri giovani e i precari non siano costretti ad improbabili e costosissime trasferte, soffrendo di un'inaccettabile disparità di diritti con altri cittadini italiani residenti altrove.
Con una simile indifferenza alle emergenze sociali, soprattutto negli ambiti fondamentali dell'istruzione e della sanità, non c'è da sorprendersi se l'affluenza alle urne, già sprofondata nel 2019 ad un misero 53%, sia destinata ad inabissarsi ulteriormente.
Gianfranco Meloni
Coordinatore Gilda-Unams Sardegna